Ho dovuto aspettare un bel pò prima di scrivere questo articolo, il tempo necessario per smaltire il “nervosismo” dopo la lettura dell’ennesimo articolo con il titolo “BOOM DI MATRIMONI FINTI” o similari.
Come celebrante (non solo io ma tutti i miei colleghi) facciamo molta fatica ad educare e far comprendere alle persone, in particolar modo quando appartenenti alla generazione più tradizionalista, il valore di una cerimonia laica.
Non convinciamo con le parole ma con i fatti, celebrando quelle stesse cerimonie verso cui all’inizio alcune persone sono tanto diffidenti per poi, alla fine, sentirci sempre dire “non pensavo di assistere così emozionante e personale”.
Nonostante ciò ogni anno, puntualmente, escono articoli del genere con un titolo creato ad hoc per far discutere e criticare questo tipo di celebrazioni proprio da chi non le ha mai vissute di persona.
Per questo ho deciso di prendere alcuni dei commenti più esemplificativi e ricorrenti e rispondere a ciascuna della critiche ed osservazioni mosse verso questa tipologia di cerimonie, nella speranza che qualcuna delle persone con questi pensieri incappi in questo articolo ed abbia la possibilità di capirne di più e cambiare il suo pensiero.
È un matrimonio finto
La sentenza in assoluto più ricorrente e che dà il titolo all’articolo. Partiamo dal principio: cosa significa “finto”?
Eseguito o sostituito artificiosamente a scopo simulatorio; non vero, non naturale, non autentico
dizionario treccani
Bene, in queste cerimonie non c’è assolutamente nulla di quanto in elenco.
I sentimenti che vengono manifestati sono tutt’altro che simulati o non veri, al contrario si vivono in modo tangibile, con risate e lacrime di commozione.
Nessuna parola, dedica, gesto o quant’altro è contenuto in una cerimonia laica non è autentico, al contrario ogni cosa che viene detta o fatta appartiene totalmente alla personalità degli sposi, alla loro vita e al loro modo di concepire il proprio amore.
Si può tranquillamente affermare tra tutti i modi di celebrare il proprio matrimonio probabilmente la cerimonia laica è la più limpida e sincera.
Non ha alcun valore
Per rispondere a questa critica c’è bisogno di un’analisi più ampia del significato di “valore” in quanto, ovviamente, non è assoluto anzi, nel caso di una cerimonia può essere relativo, senza poi che un determinato valore intacchi o svaluti un altro.
Ogni cerimonia, semplificando, può avere tre tipi di valore:
Religioso: per chi crede è naturalmente un valore imprescindibile. Sono celebrazioni al cui centro vi è la propria fede e l’amore si celebra acquisendo una sacralità dal punto di vista spirituale. Ovviamente sono cerimonie che hanno valore solo per le persone che credono davvero in quella determinata religione.
Civile: questo valore è necessario per un fine prettamente burocratico vivendo, appunto, in uno stato civile ed è necessario affinché vengano riconosciuti i diritti e i doveri come coppia. Lo svolgimento del rito civile ad esempio nello stato italiano prevede la lettura di tre articoli del codice civile e la firma del registro, si tratta a tutti gli effetti di un accordo contrattuale.
Umano: questo è il valore ancestrale e centrale, presente anche all’interno dei riti precedenti in un certo senso in quanto è il primissimo valore che l’essere umano ha dato alle proprie celebrazioni, prima che si fondassero le religioni o venissero istituiti gli stati.
Fin dagli albori della propria esistenza infatti l’essere umano, in quanto creatura sociale, ha sempre sentito il bisogno di condividere con la comunità i momenti di passaggio più importanti della propria vita, tra tutti la nascita, l’unione e la morte.
Non sono tuttavia gli unici: pensiamo ad esempio oggi al fatto di celebrare i compleanni, l’andare in pensione, la festa per inaugurare l’acquisto di una nuova casa, la fine e l’inizio del nuovo anno … sono tutte piccole o grandi celebrazioni di momenti per noi importanti che facciamo laicamente, ovvero con una connotazione esclusivamente umana … per questo non hanno valore? Al contrario!
Per questi motivi dire che una celebrazione laica non ha valore è quanto di più sbagliato si può affermare.
Naturalmente nel caso di un matrimonio, al fine di tutelare legalmente la propria unione, è necessario che svolgere anche il rito civile, va precisato tuttavia che nemmeno il matrimonio esclusivamente religioso ha valore civile, difatti come per un matrimonio laico il rito civile è qualcosa deve essere “abbinato” alla celebrazione tramite delega.
Semplificando moltissimo possiamo dire che la differenza più evidente tra un matrimonio laico e uno religioso è che nei primi la delega civile va richiesta di caso in caso mentre nei matrimoni religiosi vi è una sorta di “delega perpetua” (per effetto delle leggi concordatarie). In entrambi i casi comunque il rito civile prevede sempre la lettura dei tre articoli e la firma sul registro.
Se non si vuole un matrimonio religioso ci si può sposare in comune
Come spiegato sopra lo svolgimento del rito esclusivamente civile prevede la lettura dei tre articoli del codice civile e la firma del registro. Fine.
Negli ultimi anni la quasi totalità dei comuni ha aggiunto la possibilità, al termine del rito civile, di scambiarsi gli anelli, le promesse o addirittura fare qualche dedica, seppur qualche comune (in particolare quelli delle grandi città) impongano dei limiti di durata.
In generale, in ogni caso, si parla di una cerimonia spesso asettica e breve, mediamente intorno ai 10 / 12 minuti.
Aggiungiamo che talvolta le coppie desiderano sposarsi in location più particolari al di fuori delle stanza del comune, scegliendo ad esempio ville o altri luoghi riconosciuti come case comunali (quindi dove è possibile svolgere un rito civile).
In questo caso spesso i comuni chiedono cifre importanti per far uscire i registri e spendere elevate somme di denaro per 10 minuti di celebrazione per alcune persone è sconfortante.
Quello che si desidera è una celebrazione a tutti gli effetti: solenne, piena, emozionante, che onori come si deve quel momento di transizione che si sta vivendo … quindi perché negare o svalutare questa possibilità la quale, tra l’altro, è tranquillamente abbinabile al rito civile?
Se si vuole una bella cerimonia si può fare in chiesa
Tra tutte le critiche questa è quella che trovo più offensiva, non tanto per me o per chi si rivolge ai miei servizi, quanto piuttosto per chi è credente.
Il matrimonio religioso difatti (che sia cattolico o di qualsivoglia altra religione) dovrebbe essere fatto principalmente per onorare il proprio credo religioso, di certo non per una questione meramente estetica!
Personalmente nutro la massima considerazione verso chi è credente e sceglie questo tipo di celebrazione, proprio perché il lavoro che faccio mi ha educata verso il rispetto di ogni idea personale e perché mi è anche capitato di celebrare laicamente matrimoni ove comunque al centro vi era il credo religioso degli sposi (perché magari uno dei due era divorziato e non poteva sposarsi in chiesa, oppure perché la religione degli sposi era differente e volevano una matrimonio più “neutro” che celebrasse entrambi i credi).
Obbligare una coppia che non crede a sposarsi in chiesa è tanto offensivo verso chi è credente quanto svalutante nei confronti della coppia stessa che si trova costretta ad inserire nel proprio matrimonio qualcosa che non appartiene alla loro vita.
Purtroppo per molte coppie spesso la celebrazione in chiesa sembra una scelta obbligata perché ci tiene la mamma, il papà, la nonna, lo zio e così via. Molti sposi desiderano fortemente una celebrazione laica ma hanno timore di deludere i parenti.
Fermo restando che il matrimonio è il giorno in cui gli sposi sono i protagonisti e deve essere il giorno perfetto per loro (e non per altri) il timore di deludere una persona è legittimo, a riguardo però posso tranquillizzare tutti: ho celebrato più e più volte cerimonie in cui, all’inizio della celebrazione, ricevevo qualche sguardo poco fiducioso nei miei confronti … ed alla fine si sono rivelati sempre gli sguardi che si sono commossi di più che a termine cerimonia venivano da me a ringraziarmi e dirmi “non ho mai assistito ad una cerimonia così, non pensavo potesse essere così bella!”
Perché la realtà è che buona parte dell’iniziale diffidenza viene semplicemente dal non conoscere una cerimonia laica. Un bravo celebrante conosce questi pregiudizi e si pone in modo serio, conducendo una cerimonia ove al centro vi sono gli sposi e il loro amore, facendo comprendere la sincerità e la solennità di quel momento.
IN CONCLUSIONE
Col mio articolo non credo, ingenuamente, di poter cambiare idea a chi è convinto inderogabilmente che certe cerimonie non siano valide, nel contempo non voglio in alcun modo lasciar intendere che una cerimonia laica sia l’unico modo per celebrare un’unione e che il matrimonio religioso, o il solo rito civile, non possano in egual modo essere pieni di sentimento.
Ciò che intendo trasmettere è che ogni modo di celebrare il proprio amore è bellissimo, l’importante è che avvenga con sincerità, ovvero che sia in linea le personalità degli sposi e con ciò che loro desiderano, che sia un rito civile, religioso o per l’appunto laico.
Smettiamola di appellare come “finte” celebrazioni che di finto non hanno nulla, concentriamoci piuttosto sul rispetto reciproco e sull’accettare che certi momenti particolarmente importanti della propria vita vanno vissuti in modo personale perché ciò che conta davvero è la condivisione di quel momento!